La Mesopotamia in mostra: un viaggio virtuale tra le collezioni di Torino e Firenze

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    Perla in agata-calcedonio con iscrizione votiva rilavorata
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    Frammento di grande ortostato rinvenuto nel palazzo reale di Dūr-Šarrukin (Khorsabad) e realizzato tra il 717 e il 706 a.C., anni di costruzione della capitale di Sargon II.
    Il frammento è scolpito a rilievo e fu riprofilato sui quattro lati in epoca moderna; ugualmente anche la parte superiore della spalla, del petto e della tiara che furono levigati. Il rimaneggiamento del rilievo mirò a facilitare il suo trasporto a Torino nel 1847, grazie alla donazione Botta.
    Il sovrano ha una lunga barba organizzata in ciocche attorcigliate e terminanti in boccoli, così come i ricci dei capelli in corrispondenza della nuca. Indossa un grande orecchino cruciforme e una tiara, al di sotto della quale, in corrispondenza della fronte, si intravedono ciocche di capelli. Il copricapo interagisce, nella sua parte sommitale, con una banda aggettante orizzontale, suggerendo il posizionamento del rilievo su una facciata di corte o sala di rappresentanza. Si tratta una delle poche raffigurazioni del sovrano con tiara sopravvissute ad oggi. Verosimilmente la figura del re è ritratta in un contesto cerimoniale, mentre riceve gli omaggi dei dignitari.
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    Sigillo a cilindro. La scena comprende una figura stante maschile con mano destra protesa in avanti vicina a stendardo con due anelli, in basso, e due elementi globulari sovrapposti, in alto; al centro, una figura umana (?) con strane propaggini al posto delle gambe, nella posa di signore degli animali, fra un felino a sinistra e un capride (?) a destra; al di sotto, in sequenza, una linea orizzontale con ondulazione al centro, una sorta di uncino (?) e un tridente, anch’essi posti in orizzontale. 

    Il sigillo è una copia moderna di un sigillo del periodo neoassiro (fine VII-inizi VII sec.: Porada 1948, 86, tav. CVI.714) conservato nella collezione della Pierpont Morgan Library, che ha una scena simile ma con la variante di due stambecchi come animali ed una posa più realistica della figura umana al centro. La sua storia di acquisizione è curiosa: viene venduto al museo fiorentino nel 1897 dal mercante A.B. Dazzi, domiciliato a New York, che probabilmente vende il sigillo originale al Metropolitan Museum negli stessi anni, entro il 1899, quando il pezzo passa nella collezione Pierpont Morgan (Ward 1910, 210, fig. 637).

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    Sigillo a cilindro Ur III rilavorato in età Isin-Larsa o paleobabilonese, con scena di presentazione.
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    Sigillo a cilindro di imitazione neoassira ("Drilled style") con scena di adorazione (?)
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    Sigillo a cilindro con scena di adorazione del funzionario Remanni-ili
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    Sigillo a cilindro paleobabilonese con scena di tipico colloquio tra il "re-dio guerriero" e la dea supplicante di questo periodo.
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    La tavoletta e l’involucro sono stati scritti in lingua sumerica durante la terza dinastia di Ur (2112-2004 a.C.) e, in particolar modo, durante l’anno 40 (“Anno dopo l’anno in cui il tempio di Puzriš-Dagan fu costruito”) del sovrano Šulgi (2094-2047 a.C.).
    La tavoletta era originariamente rinchiusa all’interno di questo involucro di argilla che, fortunatamente, si è conservato anche se danneggiato. I reperti provengono da Adab e recano l’impronta del sigillo di un ufficiale di nome Urpamura (“Ur-Ašgi, governatore di Adab, Urpamura, scriba, tuo servo”).
    Del suo sigillo, sull'involucro sono rimaste poche tracce della scena di presentazione: si intravedono una figura divina (probabilmente femminile) seduta e una figura in piedi, le cui sembianze però sono poco riconoscibili.
    La tavoletta registra assegnazioni di tessili ad alcune categorie di lavoratori come le lavoratrici o i portatori; l’involucro riporta il totale dei tessili menzionati nel documento.
    Questo reperto è stato acquistato sul mercato antiquario, insieme a molti altri, da Doro Levi e Giuseppe Furlani mentre si trovavano a Baghdad nel 1930.
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    Documenta il contratto per l'acquisto di una casa, stipulato tra Mannum-balu-Šamaš (l'acquirente) e i proprietari Lipitjātum e Adad-muštāl. Il prezzo della casa è 1/3 di siclo (1 siclo = circa 8 grammi) e 15 grani (1 grano = circa 0,5 g) d’argento. Sul verso si leggono i nomi dei testimoni della transazione. Sulla busta vengono riportate grossomodo le stesse informazioni contenute nella tavoletta, e vengono impressi i sigilli dei testimoni.
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