La Mesopotamia in mostra: un viaggio virtuale tra le collezioni di Torino e Firenze

Sargon II

L’ascesa al trono

Sargon II regnò sull’Assiria dall’inverno del 722 all’estate del 705 a.C. Figlio di Tiglat-Pileser III e di una sposa secondaria (forse una schiava), salì al potere in circostanze ancora oggi dibattute dagli studiosi. Alla morte del padre, infatti, il trono passò a suo fratello Salmanassar V, che regnò per soli quattro anni. Durante il suo governo completò la conquista degli stati palestinesi e cercò di ridurre i privilegi delle antiche “città sante” assire, come Assur e Ḫarran.

Secondo quanto raccontato da Sargon stesso, proprio questa politica condusse il fratello alla rovina e, infine, alla morte. Salmanassar V, probabilmente percepito come un sovrano illegittimo, incontrò forti opposizioni sia nel cuore dell’impero che nelle province. In questo clima instabile emerse Sargon, il cui nome accadico Šarru-kīn significa “re legittimo”. Una scelta fortemente simbolica, che evocava la figura del leggendario Sargon di Akkad e trasmetteva un messaggio di continuità e di diritto al potere.

Proprio per l’uso abile della propaganda e per le modalità controverse della sua ascesa, gli storici moderni lo considerano un usurpatore. A lui si deve l’inizio della dinastia dei Sargonidi. Per rafforzare il proprio dominio, Sargon premiò i gruppi che lo avevano sostenuto, soprattutto ad Assur e Ḫarran, e punì severamente gli oppositori: 6.000 Assiri, definiti nelle fonti come “malfattori”, furono deportati in Siria.

Le conquiste militari
Le fonti antiche tacciono quasi del tutto sulla vita privata di Sargon II, ma sono ricchissime di informazioni sulle sue imprese militari. Dopo un inizio di regno turbolento, il sovrano riuscì a consolidare il potere, affiancato dal figlio ed erede Sennacherib.

Avviò allora una serie di campagne volte a rafforzare i confini imperiali e ad arricchire l’impero. In particolare si rivelarono decisive la conquista di Carchemish (717 a.C.), regno prospero e strategico lungo l’Eufrate, e di Muṣaṣir (714 a.C.), città sacra del regno di Urartu, situato sull’altopiano armeno. In entrambi i casi, oltre al controllo territoriale e politico, Sargon mirava al bottino: enormi quantità di oro, argento e tesori templari finirono nelle casse assire.

Sul fronte meridionale, invece, Babilonia si era sottratta al dominio assiro sotto la guida del caldeo Marduk-apla-iddina II. In un primo momento Sargon preferì un trattato di pace, ma, dopo aver consolidato il nord, tornò a occuparsi del sud. Dal 710 condusse diverse campagne che gli permisero di riconquistare Babilonia e scacciare il rivale, rifugiatosi nelle paludi meridionali.


La costruzione di Dūr-Šarrukīn
Non solo guerriero, Sargon II fu anche un grande costruttore: a lui si deve la fondazione di Dūr-Šarrukīn (“Fortezza di Sargon”), l’odierna Khorsabad. La città, iniziata nel 717 e inaugurata nel 706 a.C., era pensata come una rappresentazione simbolica dell’intero impero, di cui divenne la capitale.

Il palazzo reale, cuore del nuovo complesso urbano, era decorato con rilievi scolpiti, iscrizioni celebrative, pitture, lamine metalliche e mattoni smaltati. Alla costruzione contribuirono tutte le province dell’impero, fornendo materiali, artigiani specializzati e manodopera coatta composta da prigionieri di guerra e deportati.

L’inaugurazione fu un evento straordinario: le immagini sacre delle divinità di Assur accompagnarono la cerimonia, che vide la partecipazione di sovrani vassalli e ambasciatori stranieri. Tuttavia, la gloria della nuova capitale fu effimera. Alla morte improvvisa di Sargon nel 705 a.C., il figlio Sennacherib trasferì la capitale a Ninive. Dūr-Šarrukīn divenne una città provinciale e poi e cadde nell’oblio, fino alla sua riscoperta nel 1843 da parte dell’archeologo Paolo Emilio Botta.

La morte di Sargon II
Sargon morì nel 705 a.C. durante una campagna contro il regno di Tabal, in Anatolia sud-occidentale. Il suo corpo non fu mai recuperato, privandolo dei rituali funebri tradizionali. Per gli Assiri questo era un segno nefasto: senza sepoltura l’anima del sovrano sarebbe rimasta inquieta, pronta a riversare la sua collera sui vivi.

Anche per questo motivo Sennacherib prese le distanze dalla memoria paterna, abbandonando Dūr-Šarrukīn e facendo di Ninive la nuova capitale. Da lì avrebbe guidato l’impero nei decenni successivi.

Bianca Ciatti, Elena Devecchi