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Frammento di rilievo assiro con iscrizione cuneiforme
Frammento di un’iscrizione celebrativa proveniente dal palazzo reale di Sargon II a Dūr-Šarrukin (Khorsabad), databile ad un periodo compreso tra 717 e il 706 a.C., anni di costruzione della sua capitale.
Si conservano in parte sei linee di testo, mentre nella parte sommitale si vedono il resto del fregio decorativo soprastante. Secondo le copie di Botta del 1849, la lastra sarebbe la quindicesima della sala X del palazzo e in origine aveva 12 linee di testo, recanti gli Annali del sovrano, che celebra qui la fondazione della sua capitale. Il testo conservato nel frammento si riferisce a pesci, uccelli, vino di palma e miele, assieme ad altri alimenti (non presenti) che il sovrano dona al dio Assur per i festeggiamenti.
Il frammento giunse a Torino grazie alla donazione Tecco, presumibilmente tra il 1861 e il 1867. -
Cono di En-metena di Lagaš
Si tratta di un cono, o chiodo di fondazione iscritto in cuneiforme, certamente proveniente da Lagaš. Il suo testo in lingua sumerica commemora la costruzione del tempio Emuš da parte del re En-metena (2404-2375 a.C.):
“Per la dea Inanna e il dio Lugal-emuš, En-metena, signore di Lagaš, ha edificato il tempio E-muš, loro tempio amato (e) ha ordinato per loro (questo) cono di argilla.
(È) En-metena, che ha edificato l’E-muš; il suo dio personale è Šulutul.
Quel giorno En-metena, signore di Lagaš, e Lugal-kigine-dudu, signore di Uruk, hanno stretto (un patto di) fratellanza (tra loro)”Si ritiene che il cono di En-metena riporti uno dei più antichi patti di alleanza della storia, fra En-metena re di Lagaš e Lugal-kigine-dudu, re di Uruk.
Nell’archivio del museo è conservata una lettera di Doro Levi al direttore del Museo, datata 21 maggio 1930, in cui il giovane archeologo fornisce informazioni dettagliate sulla spedizione di vari oggetti a Firenze, tra cui il cono di En-metena.
Questo importante documento dimostra che l’acquisto del cono era avvenuto presso un antiquario a Bagdad. Quindi, questo cono, insieme a tutti gli oggetti elencati nella lettera, fu spedito al Museo di Firenze.